Oggi giorno off. Giorno in cui mi sto rilassando nel cercare di fare il meno possibile per recuperare le tante energie usate durante le prime settimane di sforzo. Si concludono le prime due settimane in cui sono rimasto completamente da solo, di fatto unica guida italiana. Qui tutto è bello e sono sempre più preso da quest’esperienza, che spero possa aprirmi una finestrella nel futuro. Scrivo da Yulara la quarta città più popolosa dello stato dei Norther Territory (NT), la quale conta ben ottocento anime che lavorano qui nell’Ayers Rock Resort che dal 2011 è stato acquistato dalla Indigenous Land Corporations. Non è il mio caso, ma a Yulara la gente ci viene solo per lavorare, non sicuramente perché è una bella città o
per interesse personale. Punto primo perché non c’è altro da fare se non lavorare, punto secondo attorno non ci sono negozi o distrazioni tali da farti pensare “Uhm quasi quasi rimango”. Negozi e ristoranti girano tutti intorno ai turisti che affollano ogni singolo giorno dell’anno questo posto, quindi potete immaginare che prezzi stratosferici ci sono.
Mi ricordo che quando ero a Sydney pensavo che la vita costasse molto, ma quando ho cominciato a girare mi sono subito accordo che nelle aree remote essendoci meno scelta, sei obbligato a comprare dall’unico che vende quello che ti interessa: pagandolo di più. Alice Springs una
città dove si guadagna bene ma tutto costa tanto di più che a Sydeny. Bene, adesso pensate che quando torno a Alice, mi trovo abbastanza bene perché i prezzi finalmente rispetto a Yulara sono bassi. “Ma come una steak solo 20 dollari e un piatto di pasta solo 15 ?”.
Qui costa tutto tanto, ma avendo la mia casetta fornita di cucina, riesco a prepararmi qualcosa di decente senza spendere un capitale. Infatti il cibo è l’unica spesa che ho, perché per il resto del tempo sto lavorando. A volte sono invitato a BBQ, quando ho l’alba ho la colazione compresa, poi quando ho il tour di tre giorni a Kings Canyon ho tutto compreso,: colazione, cena, pranzo e bevande. È un lavoro che ti permettere di tenere da parte un sacco
di soldi, perché si lavora tantissimo e si spende relativamente poco. La paga non è altissima ma si fanno delle shift ( giornate lavorative) veramente lunghe comprese tra le otto e le dodici ore al giorno, e di solito ho almeno un giorno off a settimana il quale lo passo a letto oppure a mettere giù un post aggiornato per voi.
È difficile tornare a parlare italiano tutti i giorni, come è difficile tornare ad avere a che fare con italiani. All’inizio mi è stato difficile perché molti termini mi venivano solo in inglese, soprattutto se pensi che l’ultima persona italiana con cui ho parlato a quattr’occhi è stata mia mamma intorno al 20 Agosto, dopodiché Solo-Solo-Solo inglese. A dire la verità è da
quando sono via che cerco di evitare gli italiani sia in quanto curioso delle culture lontane per provare a ragionare in un modo diverso dal nostro, ma soprattutto per imparare il più possibile la lingua. Ma oggi la mia conoscenza della lingua italiana ( ahahahah almeno così pensano), è servita per vendermi, infatti mi rendo conto che parlo italiano solo ed esclusivamente nel momento in cui parlo con i clienti, mentre tutto il lavoro dietro d’ufficio, relazioni e vita sociale è solo ed esclusivamente in inglese. Il mio mondo è in inglese, il lavoro in italiano; fantastico no ?
Ho avuto fortuna a trovare questo lavoro perché ero nel momento giusto, nel posto giusto.
Ma guardandomi indietro e pensando come sono andate le avventure in Australia, la fortuna me la sono dovuta andare a prendere. La fortuna non ti cade addosso, forse una volta, ma il più delle volte sei tu che la cerchi. Tanti sogni c’erano in quel primo post del 19 Luglio da Milano e sicuramente non mi sarei mai immaginato di diventare guida turistica in Australia. È un percorso che è iniziato e si è sviluppato con tanta, tantissima fatica da Sydney con un lavoro da “lavapiatti” il quale già mi faceva sentire sul Top of the World. No, non mi sono mai visto in quelle quattro mura a sgobbare per tre cretini, però li avevo un obiettivo diverso quindi come al solito step by step. Gli sbatti per rinnovare il visto durati più di quattro mesi in giro come uno zingaro in mezzo al continente, facendo lavori che MAI avrei pensato di fare in vita mia. Lavori che forse non mi serviranno in futuro, ma hanno avuto un senso per costruire me stesso.
L’obiettivo del primo anno era mettere i piedi a terra, maturare capire che “ Helloooo” non hai altre sette vite come i gatti, ne hai una sola. Il mio entusiasmo capito da Eva che mi ha guidato a non avere paura di provare e sentirsi dire No. Il mio amore per lei assume un valore assoluto perché è, ed è sempre stata una ragazza che ha creduto ciecamente in me. “Non mi interessa dove andiamo e cosa facciamo, l’importante che tu sia felice”, questa è la frase che mi ha detto quel giorno su a Darwin quando non avevamo più soldi, senza lavoro e il visto stava per scadere. Lo conoscevo un posto in cui ero felice e questo era l’outback. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato la nostra vita con il secondo visto, lavorando come dei disperati: due lavori a testa, più di duemila dollari a settimana e dubbi che finalmente diventano certezze. Mia testardaggine nel sapere che
dovevo utilizzare questo momento così positivo della mia vita, per scommettere su me stesso e provare ad aprirmi qualcosa per domani, creare un’esperienza unica.
Oggi alcuni cliente mi chiedono: “Ma dopo cosa vuoi fare ?”. Mi conoscono adesso, vedono il mio lavoro come un punto di partenza, ma non sanno quanto è stato faticoso arrivare qui.
Per la mia vita questo è sicuramente un punto di partenza, ma per la mia esperienza biennale in Australia questo è, probabilmente un punto di arrivo. È come se per un anno scalassi una montagna e una volta sulla cima, ti chiedessero “ Che montagna vuoi scalare adesso ?”
Non lo so, attualmente sono troppo concentrato sul lavoro e se si muoverà un progetto futuro sarà solamente l’anno prossimo verso Settembre-Ottobre. L’opportunità che sto sfruttando è unica ed è solo merito mio e adesso me la godo.
Il parco nazionale di Uluru-Kata Tjuta è un posto unico, pieno di vita, storia e cultura. È un posto magico che in qualche modo mi ha portato qui. Non credo nel destino ma tutto quello che mi è successo nell’ultimo anno ora finalmente trova una spiegazione, e trovare un lavoro in cui c’è di mezzo la passione… è un sogno.
Palya