Quella simpatica cinese che abita con me anche oggi ha deciso di paccarmi alla grande, non presentandosi ne a colazione, ne tanto meno alla fermata dell’autobus. E non essendo ancora pratico di pullman, fermate e direzione, ancora una volta ho dovuto improvvisare, perdendomi più e più volte
prima di arrivare a scuola: ma finalmente ora ho capito le 2 strade che mi servono per sopravvivere.
Ho stretto amicizia con i componenti della mia classe composta da un argentino, due giapponesi, una ragazza della Mongolia, una dalla Tailandia, Repubblica Ceca, un cileno, una dalla Nuova Caledonia e una brasiliana…
“Lasa sta”.
Dopo tre ore di lezione mattutina, finalmente nel pomeriggio le lezioni più fighe sul come affrontare situazioni di vita comune e lavorative; davvero molto utile. La scuola inoltre organizza delle uscite a prezzi stracciati, rispetto a quello che pagaresti andando da solo, come la visita al
museo di Sydney o un concerto all’Opera House.
Gli abitanti di questa città sono educati e aperti, per qualsiasi indicazione o suggerimento chiedi loro sono molto disponibili e cominciano a parlare :“ Where are you from? Italy! OOOOHH Italy, I love
Italy, what do you think about Berlusconi ??”.. fisso, come lo zero due che metti prima di chiamare a Milano. Poi si vede che andrebbero avanti a parlare di mille altri argomenti, ma per ora non riesco
stargli troppo dietro e mi perdo al volo. Vabè una cosa alla volta.
Qui tutti usano l’Iphone, incredibile, da quello vestito in giacca e cravatta a quello che si occupa di lavori piu’ umili come pulire le strade o i graffiti dai muri.
Di soldi ne girano, e parecchi anche. A Sydney non c stai se non hai soldi, quindi se non hai un lavoro.
Poi sono rimasto scioccato dalla fila per salire sul bus: non tanto per la quantità di persone ma per il modo in cui la gente sale a bordo.
A Milano la gente si catapulta sulle 4 uscite, senza dare il dovuto rispetto per quelli che scendono, oppure per donne, bambini e soprattutto vecchi scaraventati con violenza alla fine della fila. No way su questo loro sono un passo avanti.
Qui si mettono tutti in fila indiana precisa, uno dietro l’altro. Li guardavo compiacenti, con un sogghigno mentre pensavo alle superiori quando prendevo la 95 alle sette e mezza del mattino, dove la ressa per salire sul bus in orario era simile ad un Pogo di massa alle 5.30 a.m. nei peggiori club di Amsterdam.