Descritte le sensazioni provate nel rientro a casa che mi rendono l’uomo più orgoglioso della terra, voglio rispondere alla domanda che potresti farmi dopo questi due anni: mi consigli di partire o no?
Quando sei all’estero ti tieni informato su quello che succede in Italia e l’occhio ti cade sempre su quei post di connazionali che scrivono di partire, andare via dall’Italia, “Fuggi intanto che sei in tempo perché qui non c’è niente da fare, finiremo male” e il più pessimista vince. Se vuoi demoralizzarti internet è pieno di articoli del genere. Partire per un’esperienza all’estero non è semplice anzi è una scelta molto complicata se penso poi a come noi italiani siamo radicati alle nostre tradizioni, famiglia e cibo. Il primo passo è l’obbiettivo, cioè non partire tanto per farlo perché i dubbi che hai a Milano te li porti ovunque vai.
Se sei felice qui e sai che con un po’ di sopportazione e testardaggine puoi raggiungere i tuoi obiettivi, è inutile andarsene di casa. Bisogna essere felice, devi fare quello che ti piace sapendo che comunque la strada sarà in salita. Inutile pensare che qui fa cagare invece l’Australia è il paradiso. Balle l’Australia è un paese in cui se hai voglia di fare sei ripagato, altrimenti è uno come tutti gli altri anzi più costoso e lontano.
Perché son partito? L’università tanto per fare e perché la fanno tutti, voglia di trovarsi un lavoro zero, fuori tutte le sere incominci a vivere di soli vorrei, vorrei un giorno magari…. Grazie mamma e papà che hanno spinto il loro unico figlio dalcapo opposto della terra per sbrigarsi e a rimboccarsi le maniche. Qui mi stavo strappando tutti i capelli, un vortice che da solo non so quando ne sarei uscito.
Perché l’inglese? Perchè era l’unica lingua che avevo studiato a scuola e di cui sapevo due, tre parole. Inoltre ho sempre pensato che fosse la lingua che ti mettesse in comunicazione con il mondo: spagnolo, cinese o il tedesco benissimo ma parli sempre con quella fetta di mondo, mentre l’inglese invece è molto più internazionale.
Perché l’Australia? Perché è lontano. Vado a Londra e se non trovo lavoro, o non mi piace il coinquilino, oppure il cibo fa schifo e son pieno di lamentele… 60 euro con easy jet venerdì prossimo sono a Milano, ed è come se mi fossi fatto una vacanza. Torni e ti prendi pure male perché pensavi di riuscire a sopravvivere senza squacquerone. A Sydeney con 60 euro forse arrivi in aeroporto e Malpensa non è proprio li dietro l’angolo. Quindi a meno che ci sia qualcuno che ti rimbocca il conto corrente, sei portato a tirare fuori le palle e sopravvivere, provare e riprovare finche ho lavoro e casa in Kent st, (zona molto centrale di Sydney).
Perché non hai usato il tuo visto per cercare di rimanere in Australia? Non tutte le mansioni sono richieste dal governo australiano, ma se rientri in una di queste potrebbero offrirti uno “sponsor”, ovvero un contratto di lavoro a lunga durata. Quando facevo la guida l’ho spiegato mille volte e ora so come spiegartelo, si chiama l’esempio del pane: tu sai fare il pane? Vai in Australia e a questo “Mate”, tizio, datore di lavoro, pensa che tu sia il più bravo sul continente a fare il pane… Bene, ti fa un contratto per cui nei prossimi due, tre, quattro anni stai qui a fare il pane. Prima di venire in Australia non avevo una professione ma sapevo da me stesso che non mi sarei arreso alla prima cosa trovata solo per cercare lo “Sponsor”.
Punto secondo non ho mai avuto paura di tornare a casa mia, perché qui sto bene. Rimanere in Australia non era il mio obiettivo, perchè volevo fare un’esperienza per me stesso e non mi è mai passato per la testa la storia di cercarmi uno sponsor che mi legasse ad un lavoro solo per tot anni. Per chi mi segue da tempo è come se fossi rimasto li a Sydney al Blue Fish, all’inizio del mio viaggio, per cercare di diventare chef e farmi prendere con uno sponsor.
Ho fatto tanto in questi ultimi due anni e sempre di testa mia. Sono capitati momenti in cui vuoi chiudere occhi e orecchie e riaprirli in camera tua in Italia, tipo quando ero a Jamestown e il pazzo ubriacone mi urlava in faccia solo perché avevo usato il suo bagno, oppure quando quello scemo di uno chef indiano mi tirava dietro le scatole perché ero lento, oppure quando quel balordo di Phil ci raccontava le balle suo conti da pagare poi scoperto in fragrante, o quando l’autista ad Ayers Rock ti fa fare una figuraccia davanti a tutti i tuoi ospiti… Questi sono esempi di situazioni che ti servono a capire quello che NON vuoi.
Imparare una lingua ti da fiducia in te stesso, mettersi in gioco in un contesto diverso da quello classico di casa ti sveglia, imparare a dire di no ti rende fiero delle tue decisioni, tornare a casa sudato che puzzi ti fa capire quanto valgono i soldi e quanto è difficile farli ( e quanto mi fa incazzare i commenti su Facebook tipo: che fortuna che hai a girarti il mondo.
Fortuna ? Fortuna non esiste my friend esiste solo il sudore e merito e coraggio). Negli ultimi due anni ho imparata tanto da me stesso.
Visto da fuori adesso sono senza lavoro, vivo a casa con la mamma e i più cinici non vedranno una situazione diversa da quella iniziale di un post fatto ormai il lontano 19 Luglio 2012. Ma quelli sono gli stessi che quando facevo la guida turistica ad Ayers Rock e li portavi in giro per Ulurù e Kata Tjuta, mi dicevano che erano solo due sassi e li in mezzo non c’era niente…
Sono ricco di energia positiva e voglia di fare pronta ad essere usata per il prossimo step. Con gli occhi di adesso non c’è niente in passato che non rifarei, anche quando ero qui a Milano. Ho dovuto perdermi per trovarmi, ma ora sono sicuro di quello che voglio e ancora di più di quello che non voglio.
L’Australia è stata un’università di vita, mi ha insegnato più lei in due anni che gli ultimi 23 a Milano. Il lavoro da guida turistica mi dato l’opportunità di vivere con gli australiani e la loro mentalità: sia al lavoro che nel tempo libero. Piccola soddisfazione è a volte ero anche il loro, quando avevo l’autista e gli dicevo dove andare, cosa fare ecc… Poi l’ho girata tutta dalle grandi città all’outback, da entrambe le coste a tutto il nord e tutto il sud.
Reputo l’Australia my second home, ovvero una seconda casa, perché non posso pensare un secondo male di quel posto, mi ha dato troppo. Ci tornerai? Non si sa ancora. Faber blog capito finale? No. Questo blog serve più a me che a te che lo leggi.
Eva ? Tutto settembre è qui in Italia e stiamo organizzando un Italian tour, poi…
Love you all,
Cheers Australia