Prime riflessioni su questa esperienza e descrizione della giornata tipo. Sveglia alle sei meno un quarto, tempo di bere al volo un caffè e si sale in macchina. Abita con noi anche un ragazzo taiwanese di quasi trent’anni, di cui gli ultimi due passati in farm in giro per l’Australia. Un pessimo inglese, davvero poco simpatico ma è dotato di macchina, e per questo devo tenermelo buono, perché può essermi sempre utile. Alle sei e mezza davanti alla casa del farmer, dove finalmente ho conosciuto gli altri pickers. Saremo una cinquantina di ragazzi, tutti sotto i trent’anni, proveniente da ogni angolo del mondo. Tutti con un solo obiettivo: lavorare per soldi o per estendere il visto. Quindi incontri i francesi, inglese, tedeschi, italiani, cinesi, giapponesi, coreani. La stra-maggior parte sono francesi,
incredibilmente la colonia italiana è rappresentata da solo una decina d’individui. Tutti con macchine e van, noleggiati o comprati, pronti per muoversi nelle farm.
Meeting con il farmer in cui ci spiega per chi lavoreremo, e che tipo di uva vuole, dopodiché si parte. Uno stormo, qualcosa come venti, venticiqnue macchine in fila. Dress code? Must, assolutamente pantaloni lunghi e maglietta o camicia maniche lunghe, cappello, occhiali da sole, forbici e
bottiglietta d’acqua. Due file, uomini e donne, da cui verrà selezionato il tuo “partner” di giornata del sesso opposto.
Si comincia a tagliare, il tuo partener deve stare di fronte a te. Hai
un secchio detto bucket da riempiere e quando questo è pieno, i bucket man arrivano e svuotano il secchio nel carrello, bin trainato da un trattore. Si lavora della due alle sette ore al giorno, le pause sono ogni due ore circa. Alla fine sei un componente di una macchina, da te non vogliono pensare parlare o idee, ma solo che muovi il culo.
Se sei lento rallenti la macchina, e sostituiscono il componente mal funzionante con uno nuovo, tanto di gente che vuole lavorare c’è ne.
I bucket man sono australiani, e fidati che quando parlano non si
capisce nulla. Sembra di essere tornati a quel tavolo il primo giorno in Australia. Davvero difficile, ma penso sia normale che in campagna, lontano dalle città l’accento diventi più forte. Io abito a Milano,
ma prova ad andare in campagna a Bergamo o Brescia, e vienimi a dire che è italiano quello che parlano!!!Mi sembra di avere capito che a seconda dei giorni, lavoriamo per compagnie vinicole diverse. Ieri addirittura ci sono venuti a filmare, per un documentario. Bha..
La vita qui è di campagna, ti svegli ancora quando non c’è il sole e fa freddissimo, si lavora fino a primo pomeriggio, e verso le dieci e mezza sei cotto come un porco e si va a letto perchè domani è un altro giorno. Ho visto dei ragni, ma dei bei ragni grossi e colorati, finalmente da rendermi conto di essere in Australia, perché vivendo a Sydney non avevo mai visto bestie pericolose.
Tempo di prendere un ventilatore e la temperatura si è abbassata di almeno una ventina di gradi in due giorni. Oggi per la prima volta dopo otto mesi son tornato a mettermi le calze.
Saluti da Penola, domani si torna a lavorare.