Costi dello studio pagati dal part-time che sto facendo da Mariù. Lavoro circa 20-23 ore settimanali, che mi permettono di pagare la rata della scuola plus qualcosa in più. Questo lavoro mi ha dato l’opportunità di conoscere da vicino un prodotto che è letteralmente esploso durante gli ultimi 5-6 anni a Milano. Capisco che c’è mooooolta diffidenza quando si parla di kebab, anche perché spesso entrando in quei locali ci si domanda sempre: “chissà cosa ci mettono dentro quella carne”.
Noi siamo un popolo molto orgoglioso della nostra storia, cultura e chiaramente anche del Nostro cibo, per questo per alcuni è difficile accettare che un prodotto non italiano abbia molto successo. Per le strade di Milano è facile trovare il Kebab, è un dato di fatto, a molti piace come ormai si può dire del sushi e della cucina asiatica connessa.
Mariù è l’unico posto in cui dopo aver dato un morso al panino kebab, non mi viene voglia di lanciarlo più lontano possibile. Se pensate di andarci vi consiglio di avere fame, perché da li uscirete belli pieni. Gli altri kebab fanno un misto di carni tritate e ritritate di provenienza sconosciuta, da noi invece sono singole “bistecche” di vitello o pollo messe una sopra l’altra, ricetta italiana e tutto super controllato.
Il posto è molto pulito, sia sala che cucina. Il mio responsabile Momo, mi ha fatto sempre un mazzo per tenere linda quella cavolo di cucina. Con questo ragazzo italiano, con genitori egiziani, ho lavorato moltissimo e ci muovevamo come una vera squadra: anche se avevamo mille ordini, sapevamo quello che ognuno doveva fare, e senza perdere tempo baaaammm scariche di panini. È un lavoro pesante perché devi stare ore in piedi, ma quando larori pressatissimo il il tempo vola.
Il Panino lo puoi scegliere o il classico/solito: carne, pomodoro,carote,cipolle,salsa yogurt, oppure quello gastronomico in cui puoi metterci ingredienti un po’ più costosi come: melanzane, pomodorini secchi, peperonata, friearielli, burrata, uvetta, lardo di maiale, germogli di soia, pinoli e noci e alcune delle salsa tra cui la guacamole, salsa tonnata, al tartufo, d’olive nere, rossa, verde, nduja ecc…come puoi capire c’è un pelino di scelta in più rispetto ai classici kebab.
Quindi se una volta avete voglia di buttarvi, è un posto che vi consiglio, l’indirizzo è scritto nel post precedente.
Capitolo a parte, che non c’entra niente, ma è un misto tra il discorso appena fatto e quello che scrivo subito dopo: l’altro giorno stavo tornando a casa in motorino, era l’una di notte e piovevano secchiate d’acqua dal cielo. Pieno di benzina per il motorino otto euro, mi accorgo che ho un solo pezzo da dieci; devo cambiarlo in due da cinque. Aspetta, provo ad entrare nell’unico locale aperto e vedo se mi cambiano la banconota. Mi fermo vicino ad un kebbabaro, entro e vedo un ragazzo di colore mezzo sfasciato in faccia, alzo lo sguardo e alla cassa c’è una ragazza cinese. Buono, “ Mi può cambiare per favore in due pezzi da 5”, non faccio nemmeno in tempo a finire la frase e la tipa mi dice “ nou” con sguardo terrorizzato. La riguardo con aria spiazzata e a quel punto mi prende la banconota da dieci e cominciando a borbottare qualcosa ad un altro cinese, finalmente mi cambia la banconota. Me ne vado un po’ perplesso per il servizio ricevuto e per il tipo d’ambiente sicuro che non mi rivedranno MAI più.
Spesso ancora oggi rimango scioccato dai modi di fare di alcune persone, mi ero ben abituato con le English manners. Esempio: tutto pronto, siamo li ad aspettare che arrivi il tizio a prendersi il panino al bancone e … arriva, prende e se ne va, senza, un grazie, un ciao, un segno con la testa. È una cosa che noto spesso a Milano, non solo nel luogo in cui lavoro ma anche in giro nei ristoranti, nei negozi, per strada ecc…
Questo mi riporta ad un discorso che avevo sentito all’inizio della mia avventura a Sydney e successivamente da una coppia di scoppiati che ho incontrato nel mio percorso, ai quali non piaceva questo modo che hanno gli inglesi di usare sempre il sorry, thank you. “Cazzo mi chiedi scusa se manco ti ho toccato”, la frase vincitrice del premio. All’inizio ero così anche io, perché spesso rimani spiazzato da tutta questa gentilezza, ma poi ti abitui e ti rendono la giornata un po’ più leggera. Anche Simo, il mio amico storico tornato da poco in Italia, mi dice che spesso si trova anche lui in situazioni in cui nessuno ti dice Grazie, scusa,ma urla e grida se non ci si capisce…
Hai presente quella sensazione che provi a Natale dove tutti per strada sono contenti, spensierati, gentili, che ti salutano, ti fanno gli auguri… Spesso in Australia è Natale tutto l’anno. Qui spesso non ci si saluta tra vicini di casa, anzi…
Abbiamo un pò nel sangue questa cosa di non farci mettere i piedi in testa da nessuno, e spesso all’estero se i conti non ci tornano ci sentiamo come derubati da qualcosa, come presi in giro. Allora diventiamo subito aggressivi alzando il livello della voce, scordandoci le buone maniere. Sono orgoglioso 100% della mia italianità, ma questa è proprio una cosa che mi da fastidio, perché purtroppo qualche volta succede anche a me.
Ps Ma in Italia non c’è lavoro? 40% della disoccupazione sotto i 30 anni ?