Giorno numero tre con mio padre, dopo aver passato due giorni fantastici a Sydney, ci dirigiamo all’aeroporto alla modesta cifra di 15$ a biglietto, per ritirare la macchina noleggiata. Lei comincia a parlare, e in quel momento rivedo in papà la mia faccia durante le prime settimane in cui ti chiedi: arabo e inglese? Passiamo mezz’ora ad “ascoltare” l’hostess, la quale spiegava in quale caso l’assicurazione avrebbe pagato un eventuale danno, oppure se volevamo aderire ad una speciale offerta, per la quale non
avremmo pagato i pedaggi, oppure bla bla bla… Vedendo il mio vecchio cominciare ad agitarsi, ho skippato tutte le domane con un secco “no, we need the key!”
Prendiamo le valige e ci dirigiamo alla macchina. Una Holden bianca, non so che modello, cambio automatico, cinque porte.
Mi dice che è strano guidare, perché sembra che ci sia solo un pezzo in più da una parte, ma “ho perfettamente il possesso del mezzo”… passano cinque minuti e vedo un marciapiede avvicinarsi sempre di più e BAANG, preso in pieno!! “Stavo guardando il camion che mi superava”, è stata la sua scusa. Un inizio col botto.
Dopo avere impostato la direzione sulla mappa del telefono, ci addentriamo al Royal National Park, uno dei parchi nazionali più antichi al mondo. Per capire l’estensione del parco, fai conto di avere la stessa regione di Sydney, ma completamente priva di palazzi, solo foresta acqua e una misera strada che la percorre.
Arrivare a Jervis bay era l’obiettivo odierno, e ci siamo riusciti. Abbiamo fatto 200 km in cinque ore, perché davanti a tanta natura incontrastata sarebbe una vergogna non fermarsi, per una foto o anche solo per fare un profondo respiro. Guidi e guidi, viaggi fin dove vedi qualcosa di interessante dove fermarti.
Dal Rojal National Park siamo arrivati più sud a Wollongong, nome aborigeno impronunciabile. Una bella città, con un porto a due fari, e un paio di enormi spiagge. Mio padre è rimasto colpito dall’ordine, l’organizzazione della città, la pulizia e di quanto verde incontrastato ci sia. Da li abbiamo percorso la Gran Pacific Dr. fino a Werri Beach, un’enorme spiaggiona nel nulla. Poi direzione Jervis bay, con la promessa di non fermarci più, poiché volevamo raggiungere la spiaggia più bianca al mondo nell’orario del tramonto. Come una pubblicità, esattamente sotto al cartello
“Welcome to Jervis Bay national park”, troviamo un piccolo di canguro. Come due scemi ci siamo fermati a guardarlo senza parole, era la prima volta che ne vedevo uno.
Sfortunatamente siamo arrivati alla spiaggia tardi, ma domani passeremo li tutta lamattinata.
Intanto il mio telefono si spegne, il sole tramonta e noi siamo ancora in giro senza letto.
Prende una rotonda al contrario, attentiamo la vita di un coniglietto che tagliava la strada per due volte. Non trovando un posto letto cominciamo a girare, ma anche il telefono di mio padre va in low battery. Di notte, in mezzo al parco nazionale, con i canguri che mangiavano vicino gli alberi, senza cartina, con un’imponente fame in arrivo, interviene l’Uomo: mio padre. “ Sorry, in this Zon-ecsist-Hotel?”…Eh?. Gira, rigira chiedi, sbaglia
troviamo due alberghi incredibilmente pieni. Finalmente alle 22 ci accorgiamo di una scritta “Motel”. Entro e da bravo ragazzo di Sydney gli sparo un bel “ hei, how u doing??!!”, tipo australiano preso benissimo che finalmente ci trova una camera. Mi aspettavo molto peggio, invece una camera da 4 persone, cucina e bagno e sala. Domani è un altro giorno e ho bisognio di ricaricare le batterie.
Frase del giorno: “ Sei contromano”
Saluti da Jervis bay