Il motivo per cui son venuto in Australia

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Eccomi al giro di boa; il volo per Milano torna oggi, mentre invece sono ancora qua. Qui con quello che chiamano il bridge visa, ovvero un speciale visto che ti viene applicato fino a quando non viene presa una decisione per la tua richiesta del secondo working holiday visa.
Decisione che ancora mi sta facendo aspettare, barra friggere. Nel frattempo ho prenotato il volo da Alice Springs a Sydney, perché ho trovato una super offerta a 100$ dollari.

Un anno in Australia: un’annata personalmente “gloriosa”, resa indimenticabile dai tanti traguardi personali raggiunti. L’idea di venire in Australia è stata la svolta. Non leggo il futuro, ma ti dico che il Fabri che ho lasciato a Milano un anno fa, era un ragazzino. Sicuro almeno uno step in avanti l’ho fatto. L’Australia non è per tutti, alcuni dopo sei sette mesi, non ci stanno più dentro: gli manca il prosciutto cotto di casa. Nella mia situazione l’idea di lasciare l’Italia è stata la migliore svolta che avessi potuto scegliere: scommettere su se stessi e andare da solo dall’altra parte del mondo. Così per mettermi alla prova, per vedere se riuscivo a “sopravvivere”, perché ogni problema avrebbe trovato la sua soluzione SOLO in me stesso. L’Europa è troppo vicina e troppo facile tornare a casa se le cose si mettono male.
Non volevo un’esperienza in un altro paese, ma necessitavo la svolta. Oggi confermo, c’è l’ho fatta a sopravvivere… ma da quando son qua non ho “sopra”vissuto, ma anzi solo ed unicamente Vissuto.

Qualche mese fa mentre bevevo una birra allo Scruffy Murphy’s con mio padre ed alcuniamici, ci è venuta questa idea. Un tempo c’era il servizio militare obbligatorio, adesso nel 2013 dovremmo mettere “6 mesi obbligatori da passare fuori dall’Italia”. Ti svegli, conosci culture diverse, apri la tua mente a nuovi e diversi orizzonti, impari un’altra lingua, vivi da solo senza che nessuno ti corra dietro (da pagare l’affitto, fare la spesa, lavarti i panni, uscire cercarti un lavoro). Queste sono cose “naturali” per chi vive da solo, ma se sei a casa con i tuoi, tutti questi sbatti non ci sono. Vivi in una cupola, vivi con un filtro. Ecco ho trovato la parola: quando esci di casa per vivere da solo, cominci a vivere Senza Filtro. Problemi e soluzioni ti arrivano dritti come fulmini a ciel sereno, e solo una persona può risolvere, indovina chi è ? Tu. Problemi, soluzioni, ma anche successi e gratitudine al 100% tutti tuoi.
Ho sempre scritto per me stesso, mai per voi o per la mia famiglia. Io non voglio aiutare nessuno scrivendo il mio blog, non sono il salvatore della patria, e sicuramente non sono il primo ad avere fatto un’esperienza “piena” come la mia. 

Mi rendo conto però che quando ero a casa, oltre a Facebook e pochissimi altri siti “ Gazza e Corriere”, non seguivo. Cervello fermo. Da tutta quella staticità, mi è nata l’idea di scrivere. Se riesco a smuovermi dal fango che mi tiene appiccicato a questa sedia, da questa monotonia, giuro che inizio a raccontare come ne sono uscito a tutti quelli che come me che, si se sentivano fermi ed in stallo per una situazione, o in un idea. Mi rendo conto che quando sei nel “vortice”, nessuno e ripeto
NESSUNO vuoi ascoltare, perché è tutto sbagliato e non hai “sbatti”. Non si vede il fondo.
Documento e descrivo con entusiasmo perché vorrei che il Fabri di ormai due anni fa, leggesse questo post. Magari una domenica mattina, ancora tutto gonfio dal sabato sera.
Quello che gli direi adesso è: datti un’opportunità. Il mondo è TROPPO grande per rimanere li in quel paesino. Troppe culture, cose da fare, idee da realizzare e persone da conoscere. La vita è troppo corta per “dire un giorno”. Inutile pensare a domani perché come dicono i
Gorillaz “ Tomorrow comes today”. Quindi Fabri di due anni fa datti una chance, falla sta pazzia di prendere una decisione. Fermati e pensa senza badare alle situazioni, teorie o persone che hai intorno e chiediti: qual è la cosa più pazza che mi renderebbe la persona più
fiera e felice sulla faccia della terra ?!?!. Di cosa ho bisogno, e cosa mi renderebbe felice?

Punto secondo Fallo, punto terzo stai già perdendo tempo.
Non se ne esce dal lunedì al martedì, magari nemmeno in una, due, tre settimane, forse mesi. È una guerra con se stessi, ma posso assicurarti che ogni sorriso che vivrai, sarà goduto e meritato. Datti un obiettivo, un progetto da raggiungere. Il mio obiettivo ancora oggi, da
ormai più di cinque mesi, è il rinnovo del visto. Solo io so ancora quanto ci penso durante la notte, e quanto questa situazione “ che non dipende da me”, mi manda “ammale” i pensieri.
Talmente indeciso e con la testa totalmente altrove, che non ho trovato lavoro in un paese in cui con un minimo sforzo, almeno un lavoretto lo si riesce a trovare. Giuro. Non si smette mai di crescere, capisco che questo è ancora un mio limite. Quando si svolta niente è facile, e
non puoi pretenderlo subito, ci vuole pazienza. 

Ricordo esattamente come era iniziato un anno fa. Tutto pensato e programmato alla perfezione per la partenza, e l’arrivo in Australia. Incontro alle otto della magnana con il tassista, il quale mi doveva portare nella homestay dove mi aspettava la signora, che mi avrebbe introdotto la casa e la città.
Risultato? Sono arrivato a Sydney due ore in ritardo: mi
ricordo ero agitatissimo non tanto per l’arrivo a terra, ma perché dovevo chiamare il tassista e dirgli che ero appena arrivato (e non sapevo come dirglielo), chiamare la signora e dirgli che arrivavo più tardi, (e non sapevo come dirglielo). Sin dall’inizio sbatti a manetta, tradotto vuol dire un consistente numero di problemi a cui trovare una soluzione. In più ho scoperto dopo poco, che il mio bagaglio era rimasto ad Abu Dhabi. La signora della homestay era in ritardo per il lavoro, quindi non sarebbe stata a casa quando sarei arrivato. Ho un
“momento” in testa. Il tassista che mi guarda e dice: bene, da qui sei solo. Good luck!!. Mi ritrovo da solo con il mio zainetto, davanti a questa casa senza sapere chi avrei incontrato,
senza sapere come sarei riuscito ad interagire con questa persona, dato il scarso livello d’inglese iniziale. Tempo nuvolo, una lieve pioggerellina, una casa disordinata. Mi ricordo i minimi dettagli, potrei andrei avanti non so per quanto. Da li è iniziato tutto ed è stato subito
in salita, come i mesi successivi finchè non mi sono immerso completamente nella mentalità e vita della città. Niente è mai stato facile, ma sull’onda dell’entusiasmo e la forza e voglia di raggiungere l’obbiettivo ho bypassato questi step velocemente. Facili da abbattere come paletti della luce in Gta San Andreas.
Non è stato un anno molto redditizio per le mie tasche, anche se i pochi lavori che ho fatto mi hanno permesso di vivere qui per un anno, anche se adesso sono un po’ a secco.

Ti dico la verità, e qui la sparo grossa: a me un anno basterebbe, potrei anche tornare.
Perchè con l’idea con cui sono partito un anno fa, posso dire che il mio obiettivo è stato raggiunto. Svegliarsi, imparare l’inglese e fare esperienza. Svegliarsi penso di essere riuscito, per com’ero prima questo è poco ma sicuro. Inglese sto facendo il mio massimo da qui ad un anno. Cerco di passare il meno possibile con italiani e mi sono creato un mondo in cui essere l’unico proveniente dal bel paese, top se sono l’unico europeo. Ho diversi amici italiani qui, praticamente tutti conosciuti in Italia ed emigrati come me. Mi tengo in contatto con loro
spesso, mi faccio delle belle chiacchierate al telefono. Ma il mio pane quotidiano, e ormai anche i miei pensieri vanno in inglese: punto primo Eva, punto secondo in casa sono australiani.