Il volo diretto a Sydney ritarda un’ora alla partenza per cause sconosciute; voci di corridoio dicono che fa troppo caldo…dieci e trenta del mattina 43 gradi, vabè ma sei nel deserto è logico! Non avendo dormito durante tutto il volo precedente ed eccitato dal visitare l’aeroporto, salgo
sull’aereo stravolto e con l’ultimo briciolo di energia aspetto il primo pasto servito dalle hostess: pasta al pomodoro dolcissima con un intera cipolla dentro, più altre mille salsine. “Voglio una focaccia con lo stracchino made in Esselunga”.
Fornito di mascherina, tappi per le orecchie e poggia testa mi addormento in un profondissimo sonno da bava alla bocca e russate generali. Quando mi sveglo mi accorgo che il sole non c’è più, tutti stanno dormendo e serpeggia tra le file un silenzio religioso e orgoglioso penso guardando
l’orologio: “Che botta ho dormito 7 ore di fila”. Ma nel momento in cui tocchi lo schermo e leggi che mancano ancora 6 ore e 57 minuti ti accorgi che il viaggio è davvero lunghissimo.
Benvenuto in Australia!! Preoccupato, sul cosa e come dire al tipo del pullman che ero in ritardo di un’ora, ma gasatissimo tocco terra australiana e supero con disinvoltura polizia e dogana. Ma il karma ricorda bene lo smacco fattogli in araba e ancora una volta si vendica…l’infame.
( pronunciato L’hinfhaaame, con accento calabrese). Baaam la valigia non c’è, tutto il carico di valige da Milano è rimasto
ad Abu Dhabi. Un ora di fila per fare la denuncia, per un totale di due ore di ritardo. Denuncia fatta a gesti e versi.
Fortunatamente trovo subito Matt, il driver della scuola in attesa da due ore, e da bravo australiano si fa una risata. Una battutina e saliamo sul pulmino direzione 2 Third Ave Willoughby 2068.